Il barbiere di Siviglia
In differita dall’ARENA DI VERONA
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Dramma comico in 2 atti di Gioachino Rossini
Direttore d’Orchestra: Daniel Oren
Regia, Scene, Costumi e Luci: Hugo de Ana
Coreografia: Leda Lojodice
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici dell’Arena di Verona
Porta la firma colta di Hugo de Ana l’allestimento del Barbiere di Siviglia, registrato dal vivo nella stagione 2018, sul palcoscenico più grande al mondo. Una versione estremamente briosa e accattivante che ripropone l’opera nell’allestimento del 2007, declinato all’insegna del colore, della vivacità, della celerità coreografica e dalla sincronia perfetta. Un grande omaggio a Gioacchino Rossini nell’anniversario della morte.
Un immenso quadro en plein air. Una macroscopica boîte a musique (carillon, ndr) in grado di stupire anche il pubblico meno abituato a questo genere di spettacoli. Una rappresentazione immensa e macroscopica in tutti i sensi, essendo l’opera stata pensata per un teatro chiuso e sicuramente di dimensioni ben più contenute rispetto all’anfiteatro romano dell’Arena.
Un giardino fantastico di impronta francese è lo scenario in cui viene calata tutta la vicenda. La geometria rigorosa del setting, un labirinto le cui alte pareti semi circolari sono sormontate da 16 grandi rose rosse, si contrappone alla vicenda bizzarra e imprevedibile di questo melodramma giocoso. Il regista Hugo de Ana propone per la celebre opera una personale rilettura che riporta l’attenzione al testo letterario di Beaumarchais, autore della settecentesca trilogia di Figaro (1773), dalla quale il Barbiere di Siviglia è tratto. E se Rossini scrivendone le musiche nel 1816 rende a lui contemporanea la vicenda, riportandola ai suoi giorni, il regista argentino contestualizza invece l’intrigante plot all’epoca in cui essa aveva preso vita dalla penna dello scrittore francese, intingendo di colore il pennello e facendolo sapientemente scivolare sui meravigliosi costumi ancien régime e sulle parrucche estrose dalle tinte vivaci indossate dagli artisti.
Banditi i soliti cliché un po’ folkloristici di stampo andaluso, la scena e i personaggi assumono un sapore decisamente più galante e fantastico, al quale il regista non fa mancare certo un tocco estroso e cicisbeo ma dove l’accento è chiaramente posto sul movimento, sia dei personaggi che dei figuranti, in aperto contrasto con la fissità scenografica, a partire dall’ouverture – che solitamente risulta priva di attori o figure sul palco – fino a giungere allo scoppiettante finale, rallegrato da scintillanti fuochi d’artificio: una vera festa per i sensi.
Su un cast di ottimo livello spicca il protagonista Figaro, nell’esaltante interpretazione dell’immenso Leo Nucci, uno dei più grandi baritoni al mondo e uno dei rari artisti che a 76 anni suonati può ancora permettersi di tenere la scena con quella vivacità esuberante capace di regalare al pubblico un bis subito dopo aver cantato la celebre cavatina “Largo al factotum”, un’aria posta ad inizio d’opera! Superfluo aggiungere il grado di entusiasmo e soddisfazione espresso dal pubblico.
Carlo Lepore, artista dalla voce importante e dall’ottima presenza scenica, ha dato vita a un divertente Don Bartolo.
Un ottimo Ferruccio Furlanetto non ha certo deluso rivestendo i panni del maestro di musica don Basilio.
Buona l’interpretazione di Dmitri Korchaz nel ruolo del Conte di Almaviva, in cui il tenore si è mosso a proprio agio con la versatilità richiesta dalla parte, per via dei vari travestimenti a cui ricorre il suo personaggio.
Rosina ha trovato una frizzante interprete in Nino Machaidze, artista georgiana, dotata di buon colore e discreta precisione, che ha saputo incarnare con leggerezza e vivacità il non semplice ruolo.
Ottima la direzione di Daniel Oren, figura oramai di casa a Verona e che, pur non essendo un rossiniano di formazione, ha superato la prova a pieni voti.
Biglietteria:
Intero €12 – Ridotto €11 – Tiberio Club €10
Proiezione unica:
Martedì 18 febbraio 2020 – ore 20.00